La mattina del 19 febbraio del 2011 siamo entrati nella Casa Cantoniera
pieni di energia e con la voglia di fare a fremare nelle nostre mani, un
via vai di scope, secchi, spatole e viaggi col furgone stracarico verso
l’isola ecologica. Poi calcinacci e polvere, un rotolare di parole,
idee, sorrisi, e un modo nuovo di incontrarsi e nuove persone al nostro
fianco.
La sera c’era il fuoco all’aperto e la musica nell’aria, pentole
di pasta fumante e bottiglie di vino. Il cibo era più buono e il vino
scendeva che era una meraviglia perchè erano la prova che questa
esperienza travalicava il nostro collettivo, perchè dietro ogni piatto
c’erano le mani delle mamme e in ogni bicchiere la generosità dei padri
a testimoniare un prezioso incontro generazionale. Insomma come si dice una bella botta di vita.
Ma quella mattina, ne eravamo consapevoli, è stata una forzatura, come
un colpo di pettine a cercare i nodi da sciogliere e l’inizio di una
triste “tarantella” istituzionale. Ci eravamo illusi che la politica, in
mancanza di reali interessi economici, potesse ancora essere il mezzo
per dare risposte concrete ai bisogni della collettività. C’eravamo
illusi che la giunta cittadina – in forza della nostra storia, del nostro
impegno pluriennale sul territorio – potesse acquisire un immobile
fatiscente e da anni abbandonato al degrado affidandolo senza tornaconto
alcuno, a chi ne avrebbe fatto buon uso. Ci eravamo illusi che un pezzo
di carta vergato da un dirigente della F.S. HOLDING,
propietaria della casa cantoniera, in cui si metteva nero
su bianco la disponibilità di cederla in comodato d’uso al comune di
Sora, fosse un impegno assunto in via definitiva…
È vero – ora possiamo dirlo senza tema di smentita – ci eravamo illusi,
come è vero che dietro a ogni illusione, ogni gioco di prestigio ci sono
uno o più illusionisti.
Dopo più di un anno di trattative con l’Assessore alla Cultura che
trattava con le ferrovie abbiamo capito che il Sindaco non ne sapeva
niente (o faceva finta di non sapere?) e abbiamo scoperto che
l’Assessore alle politiche sociali era all’oscuro di tutto nonostante
fosse un dirigente delle ferrovie. Mentre resta fumoso il motivo di
questo penoso gioco delle parti, ci chiediemo quale credibilità e quale
capacità possa avere una Giunta Comunale in cui la mano destra ignora
ciò che fa la sinistra.
Naturalmente il primo giorno arriva la Benemerita: dato che l’Assessore
Bruno La Pietra, messo di fronte al fatto compiuto ci mette comunque una
buona parola (prontamente ritirata nei giorni a seguire) e che i vertici
della F.S.HOLDING non sono rintracciabili fino a Lunedì si accontentano
di due documenti e se ne vanno.
Il quarto giorno aprono il cancello ed entrano nel cortile:
un vigile, una vigilessa e, scomodato per l’occasione, il vicecomandante il quale,
con fare arrogante e intimidatorio, procede all’identificazione dei presenti.
Il tutto a riprova che anche a Sora, come nel resto del Paese,
ogni problema sociale viene sistematicamente ridotto a mera questione di
ordine pubblico da una classe politica sempre più miope e lontana dalle
problematiche della gente comune.
Va da sè che su questo piano inclinato tutto abbia cominciato a
scivolare verso il fondo, una palude di sussurri ufficiosi e consigli
interessati, pressioni dissimulate e intimidazioni oblique.
A seguire, come da copione, la minaccia di denunce e processi;
il Sindaco che in un incontro tra le parti da noi voluto, ci comunica
che dal suo punto di vista non esistono soluzioni per il nostro problema;
infine, il responsabile della F.S.HOLDING afferma di non poter più
dare per sicuro l’affidamento dell’immobile al comune.
Parole al vento dove tutte le parti in causa sembrano sguazzare
perfettamente a loro agio, tranne noi.
Frastornati e impreparati a causa della nostra inesperienza (ma
ben consapevoli che dagli errori c’è solo da imparare), nove giorni dopo
decidiamo di lasciare la casa, quindi svuotiamo i locali portando con
noi la ricchezza di questa esperienza dolceamara ma comunque
indimenticabile.
Oggi siamo in piazza – con racconti e immagini di quei giorni e
i suoi antefatti – convinti che la lotta per un luogo di aggregazione sociale a
Sora non è affatto finita.
Alle necessità collettive che un territorio esprime devono
corrispondere risposte e soluzioni politiche: di parole al vento e
pacche sulla spalla non sappiamo che farcene.
STAZIONE LABO:TECA