Alessandro Grazian IN CONCERTO

 
 
 

Descrizione

Aessandro GrazianAlessandro Grazian
è un cantautore degli Anni Settanta per due motivi: il primo –
incontestabile – perché ci è nato (Padova, 1977); il secondo –
contestabilissimo – perché i suoi testi (praticamente tutti), le sue
musiche (vedi sopra) e l’idea di cantautore che ci trasmette li evocano
di brutto. Anche se, diciamo pure per fortuna, la scelta della
strumentazione e gli arrangiamenti (sarà nato prima l’uovo o la
gallina?) lo collocano a pieno titolo nel filone minimalista dei
Duemila. Niente Copy & Paste alla Morgan, per capirci.Se non
vogliamo contare Onde, uscito nel dicembre 2003, un album strumentale
di sola chitarra elettrica variamente trattata, pudicamente attribuito
al signor (A.)G. e realizzato per l’omonimo spettacolo di danza
"ambientale", questo è il suo primo disco. E, per essere un’opera
prima, di trippa per i gatti – a scanso di equivoci – in Caduto ce n’è
in abbondanza.A cominciare dall’autore di testi, un po’ da emicrania,
se vogliamo – sua e nostra -, e però profondi e mai banali, un paio di
esempi per tutti: "Mi sento chiuso in allucinazioni/così piccole che
potrei fargli male" (Prosopografie), "La tua mente si è un po’
sdrucita/e ti ha lasciato due labbra secche/e occhi speciali per vedere
poesie/che chi sta bene non vede mai", da Santa Sala, il dolce ricordo
di un giovane amico che non c’è più (dove Grazian dimostra che guardare
non solo dentro, ma anche fuori di sé è un esercizio che può far bene
forse all’uomo, sicuramente al cantautore).Proseguendo con il cantante,
temperamento nevrile (lo so, si dice di solito per i cavalli, ma
nervoso non andava bene, e insomma spero che qualcuno capisca) e voce
duttile, pur se ancora bisognosa di lavoro. Concludendo con l’autore
delle musiche, che spalmano con intelligenza i debiti – un po’ di
canzone francese qui, gli zii cantautori dei già citati Anni Settanta
là – riuscendo nell’intento di riflettere un’immagine personale e mai
ammiccante, se non a se stessa. Un po’ come i protagonisti,
dolorosamente attoniti, di certi quadri del Grazian pittore.Quanto
all’eleganza formale del disco, si deve sicuramente renderne merito
all’autore, sia per gli interventi dei quali si è reso direttamente
responsabile, sia per aver scelto nella factory Mariposa (la cui
"famosa etichetta" Trovarobato ha prodotto il cd con Macaco) un
compagno di viaggio come Enrico Gabrielli. Title track, le due già
citate e Serenata i momenti più intensi di un lavoro che incuriosisce e
si rende interessante, intenerisce e qualche volta fa un po’
arrabbiare. Un vero inizio, non solo un’opera prima

 

 
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