CHIUDERE I C.I.E
FERMARE LE ESPULSIONI
tratto da: http://roma.indymedia.org/node/15782
Mentre
due donne venivano rimpatriate dopo mesi di detenzione nel centro di
identificazione ed espulsione di Ponte Galeria, nel pomeriggio di ieri
5/1 sulla linea ferroviaria Roma-Fiumicino alcuni/e solidali hanno
distribuito un volantino per informare circa le condizioni in cui
gravano i reclusi e le recluse nei C.I.E. e i rischi che corrono
tutti/e gli/le immigrati/e sprovvisti/e di un regolare permesso di
soggiorno. Alla fermata Fiera di Roma, quella adiacente il C.I.E., sono
comparse alcune scritte per ricordare ai passanti la vicinanza di
questo lager di Stato. Non poteva mancare un saluto a tutti/e coloro
che dentro quella gabbia maledetta sono costretti/e a trascorrere le
loro giornate prima che vengano di un rimpatriati/e contro la loro
volontà.
Di seguito il volantino distribuito:
VACANZE ROMANE, “PACCHETTO SICUREZZA”: ARRIVO INCERTO, SEI MESI GARANTITI IN UN LAGER, RITORNO FORZATO, TUTTO COMPRESO –
Oggi,
come in molti altri giorni, le strade di chi si sposta ‘liberamente’ si
incrociano con quelle di chi invece viene portato fuori da questo paese
in modo coatto e violento. In queste ore infatti, dall’aeroporto di
Fiumicino, due donne verranno ‘rimpatriate’ dopo essere state richiuse
per mesi nel C.I.E. (centro di identificazione ed espulsione) di Ponte
Galeria.
Ogni giorno in Italia migliaia di migranti rischiano lo stesso destino:
basta infatti non possedere un documento dell’unione europea, o un
permesso di soggiorno valido, per finire reclusi fino a sei mesi in un
C.I.E.
Sorvegliati
a vista dai militari, ammassati in camerate gelide d’inverno e
arroventate in estate, con cibo avariato ed acqua razionata, e
soprattutto senza la minima assistenza medica, rifiutata anche di
fronte ai gesti di autolesionismo, che spesso sembrerebbero essere
l’unica forma di lotta a disposizione. Da questi campi di
concentramento si esce il più delle volte con un decreto di espulsione
verso la terra da cui si è fuggiti, magari rischiando la vita su un
gommone, sfidando il mare e i respingimenti della marina militare.
La
scelta di lasciare i propri luoghi d’origine è spesso dettata dalla
miseria, dalla guerra e dalla devastazione ambientale inflitta dal
capitalismo mondiale, sempre alla ricerca di risorse da saccheggiare e
di mano d’opera a basso costo.
D’altra parte la scelta del luogo in cui vivere è assoggettata al
mercato del lavoro che decide chi sfruttare, con o senza regolare
permesso di soggiorno, e chi invece rinchiudere in un lager e rispedire
al mittente.
Non possiamo accettare la presenza di un lager in questa città, né si
può accettare come soluzione che esso venga semplicemente spostato e
ristrutturato “per renderlo un posto un po’ più dignitoso”, come
dichiarato pochi giorni fa dal prefetto di Roma.
Sinceramente ignoriamo quale sia il concetto di dignità del prefetto
Pecoraro, del sindaco Alemanno e dello stato di cui sono servi.
Forse vedremo presto campeggiare sul cancello di un nuovo e “più dignitoso”C.I.E.
l’insegna “il lavoro rende liberi”, a ricordare che questo stato
accoglie solo chi può essere spremuto fino all’osso come forza lavoro:
per tutti gli altri (compreso chi, dopo anni di sfruttamento, il lavoro
l’ha perso) c’è la deportazione e l’espulsione.
CHIUDERE I CIE , FERMARE LE ESPULSIONI
A ROMA COME OVUNQUE
Spazio Autogestito LABO:TECA contro ogni forma di razzismo e fascismo
CHIUDIAMO I C.I.E. APRIAMO LE FRONTIERE
STOP AL PACCHETTO IN-SICUREZZA NO AL REATO DI CLANDESTINITA’
Prima di tutto vennero a prendere gli zingari e fui contento, perché
rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei e stetti zitto, perché mi
stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui
sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a
prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare. Bertolt Brecht,
Berlino, 1932
E’ libero l’uomo che lascia a tutti gli altri uomini la libertà.
Erich Mühsam
LIBERTA’ PER TUTTE E TUTTI